Raggiunto il
tetto di iscrizioni per l’iniziativa della Fondazione dell’Ordine di Catania
I vantaggi:
sbocco lavorativo, snellimento dei tempi e riduzione dei costi giudiziari
CATANIA - A meno
di un anno dall’emanazione del decreto legislativo 28 del 4 marzo 2010 - con
cui nasce la figura del conciliatore professionista - non bisognerà attendere
molto per il completamento di un percorso normativo che segnerà una svolta: giuridica,
professionale e sociale. Dal prossimo 20 marzo 2011, infatti, prima di arrivare
al processo civile si dovrà “transitare” a una mediazione obbligatoria, nei
casi di una controversia in materia di: condominio, diritti reali, divisione,
successioni, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende,
risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti,
diffamazione a mezzo stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti
assicurativi, bancari e finanziari. Che tradotto in cifre - secondo una stima
del ministero della Giustizia – significa 600mila cause (per i campi
interessati), con una previsione, annunciata dallo stesso Alfano, di circa
200mila potenziali risoluzioni in sede di conciliazione.
Puntando la lente su Catania, le cause saranno in
media 6mila: ma i nostri professionisti sono pronti per svolgere questo nuovo
ruolo?
La prima
risposta arriva dall’Ordine etneo degli Ingegneri, che grazie al lavoro di
formazione e aggiornamento condotto dalla sua Fondazione, mette a segno un
altro risultato: «Il primo corso di “Ingegnere conciliatore” nel Sud Italia – come
spiega il presidente della Fondazione Santi
Maria Cascone - che si svolgerà il prossimo mese di marzo e che rilascerà
ai partecipanti il titolo legalmente riconosciuto dal ministero. Un corso
d’eccellenza, dai tanti risvolti: lavorativo, etico, di snellimento e
abbassamento dei tempi e dei costi giudiziari». Se n’è parlato ieri, 7
febbraio, in occasione del seminario propedeutico al corso – che ha già
raggiunto il tetto massimo di iscrizioni con grande riscontro da parte degli
ingegneri catanesi – al quale hanno preso parte: il presidente dell’Ordine Carmelo Maria Grasso che, in apertura
dei lavori, ha sottolineato «la necessità per la categoria di allargare gli
orizzonti e diversificare le attività professionali, cosa che è nel dna
dell’ingegnere. Il fatto che il nostro Ordine sia al passo coi tempi, offrendo
per primo l’opportunità di formazione e, quindi, di lavoro, è un orgoglio».
Ecco in breve l’iter
per diventare ingegnere conciliatore, per l’esercizio della professione e le
procedure, elencati ieri dal direttore del Corso Giuseppe Mammana: può
accedere al percorso formativo chi ha un titolo di studio non inferiore al
diploma di laurea universitario (triennale) o, in alternativa, chi è iscritto a
un Ordine o a un Collegio professionale; il possesso di una specifica
formazione o specifico aggiornamento almeno biennale acquisiti presso gli enti
di formazione accreditati presso il Ministero di Giustizia. Il passo successivo
è la frequentazione di un corso teorico-pratico formativo altamente
specializzato di 50 ore e il superamento della prova finale di valutazione.
Infine, il conciliatore professionista dovrà iscriversi presso gli organismi di
conciliazione (ad un massimo di 5), pubblici o privati, presenti nel registro ufficiale
del ministero di Giustizia.
Nel corso
dell’incontro - moderato dal segretario della Fondazione Alfio Grassi e dal consigliere Giovanni
Pampallona - sono stati molti i momenti di approfondimento e dibattito grazie
agli interventi dell’amministratore Mediacom (l’azienda che realizzerà il corso
composto di 64 ore, 50+14 di pratica e tecniche di negoziazione) Alfonso Maggio, di Francesca Mannino, componente del comitato scientifico del corso e
coordinatrice formazione, e di Alberto
Giaconia, componente dell’Ordine degli Avvocati di Catania.
L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE
La
mediazione/conciliazione è la procedura in cui un terzo neutrale ed imparziale
(il mediatore) facilita il dialogo tra le parti con il fine di raggiungere un
accordo. Il mediatore/conciliatore quindi non esprime alcuna opinione (se non
richiesta da tutte le parti). La mediazione si avvia presentando la domanda
presso l’organismo di mediazione, che designerà un mediatore e fisserà
l’incontro con le parti entro – e non oltre – i quindici giorni dal deposito
della domanda. Il conciliatore avrà un tempo massimo di quattro mesi per
trovare l’accordo: in tal caso verrà redatto un “verbale di conciliazione”,
sottoscritto dalle parti e dallo stesso conciliatore, in caso contrario verrà
emesso un “verbale negativo” e si va al processo, ma il conciliatore potrà
comunque formulare e indicare una proposta che verrà sottoposta all’attenzione
del giudice.
La
conciliazione può essere: facoltativa, obbligatoria (avviata volontariamente
dalle parti, sia prima che durante il processo); obbligatoria (a partire dal 20
marzo 2011, nei campi indicati dal ministero); delegata (il giudice,anche a
processo iniziato, potrà invitare le parti alla mediazione); concordata (prevista
negli atti).