Stamattina il convegno promosso
dall’Ordine degli Ingegneri di Catania
Vincoli troppo restrittivi: limiti dimensionali e poca
convenienza nella sostituzione edilizia
CATANIA – A
sentire gli addetti ai lavori il Piano Casa Sicilia «è un flop». A distanza di
un
anno e mezzo
dall’intesa Stato-Regioni (1 aprile 2009) i numeri deludono le aspettative:
meno di 2.700 le domande presentate in tutto il Paese, con una media di 42 istanze
per Comune. Stringendo lo sguardo su Catania, la situazione è ancora più
preoccupante: le richieste presentate si contano ancora sulle dita di una mano.
Grande delusione per gli ampliamenti e curva piatta per la “sostituzione
edilizia”, vale a dire la demolizione e ricostruzione dell’esistente.
Cosa non ha funzionato?
IL PUNTO – L’Ordine degli Ingegneri di
Catania stamattina ha riunito rappresentanti istituzionali, esperti e quasi 300
professionisti per trovare le risposte: «Alcune Regioni, inclusa la Sicilia –
ha spiegato il presidente dell’Ordine Carmelo
Maria Grasso – hanno legiferato con molto ritardo, ponendo vincoli ritenuti
troppo restrittivi: limiti dimensionali e una scarsa convenienza della
sostituzione, perché l’aumento del valore dell’immobile derivante dall’ampliamento
volumetrico non riesce a compensare gli alti costi per l’adeguamento alla
normativa antisismica o per la riqualificazione energetica. E ancora, l’esclusione
degli edifici non residenziali, taglia fuori dal Piano Casa una bella fetta di
immobili, vanificando un possibile aumento della produttività nelle aree
industriali non sottoposte ai vincoli di quelle urbanizzate. E infine, la nota
più dolente è l’esclusione delle pratiche oggetto di condono edilizio, che
nella nostra città sono davvero tante».
Ad aggiungersi
anche un dato che riguarda Catania: in città e provincia il 70% del patrimonio
edilizio esistente è antecedente al 1981, realizzato in assenza di cogenza di
norme antisismiche: «Non si può non tenere conto di questo nel percorso di
riqualificazione e messa in sicurezza della città esistente», ha sottolineato
Grasso.
E, dopo un rapido
confronto con le altre Regioni italiane, viene fuori che la Sardegna e il
Veneto sono l’eccezione che conferma la regola, registrando le maggiori
adesioni, anche grazie a leggi più permissive. Alcune osservazioni sul Piano
Casa del Veneto: la sostituzione edilizia degli edifici anteriori al 1989; l’aumento
della cubatura fino al 40% per gli edifici residenziali e l’esclusione di
quelli con ordinanza di demolizione che non siano stati sanati (legge regionale
8 luglio 2009, n.14 della Regione Veneto).
LE PROPOSTE – Occorrono correttivi puntuali e
urgenti in variante della norma approvata dalla Regione Siciliana (n. 6 del 23
marzo 2010), strada già intrapresa da alcune Regioni d’Italia: per rilanciare
l’economia attraverso l’attività edilizia, per riqualificare il patrimonio
esistente, tenendo conto delle caratteristiche storiche, architettoniche,
paesaggistiche, ambientali e urbanistiche. Ma ciò che soprattutto occorre è dar
voce agli “attori” del settore, agli ingegneri, architetti, geologi, geometri,
costruttori, per metterli nelle condizioni di poter dare un senso al “Piano
Casa” in Sicilia. Nero su bianco, l’Ordine stilerà un documento con le linee
guida propositive per gli interventi correttivi, da presentare agli uffici
competenti della Regione Siciliana.
IL CONVEGNO - A differenza dei tanti momenti di
discussione e confronto che negli ultimi mesi hanno animato le arene televisive
e riempito intere pagine dei quotidiani, il convegno di stamattina ha chiamato
a raccolta le categorie competenti e ha coinvolto le Istituzioni locali, rappresentate
dal sindaco di Catania Raffaele Stancanelli
che ha ribadito «la centralità della collaborazione nata tra l’Amministrazione
comunale, architetti e ingegneri, il cui supporto è indispensabile per la messa
in atto degli atti urbanistici della città», dalla sovrintendente ai Beni
Culturali e Ambientali Vera Greco e
dal dirigente Benedetto Caruso, dal
dirigente tecnico del comune etneo Maria
Luisa Areddia. Un contributo importante è arrivato dagli interventi del
presidente della Consulta regionale degli Ingegneri Giuseppe Margiotta, del presidente della Fondazione Santi Maria Cascone, del presidente
degli Architetti etnei Luigi Longhitano
– a conferma della consolidata sinergia tra le due categoria per il bene della
città – del presidente del Collegio Geometri di Catania Rosario Cucuccio, del presidente del Collegio Periti industriali Nicolò Vitale e del presidente Ance
Catania Andrea Vecchio.
A moderare le
sessioni di lavoro: Francesca Cuius e Patrizia Rocca della Commissione
urbanistica dell’Ordine degli Ingegneri e Giuseppe Platania, consigliere e
delegato commissione urbanistica.
1 ottobre 2010