Acqua:fatti e misfatti sul cantiere
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L'acqua è uno dei tre protagonisti - insieme al cemento e all'aggregato lapideo
- nel processo produttivo del calcestruzzo. Senza l'acqua non si può produrre il
calcestruzzo. Ma se si esagera con l'acqua si confeziona un mediocre
calcestruzzo in termini di resistenza meccanica e di durabilità. Le tentazioni
per abbondare in acqua sono fondamentalmente due: a differenza degli altri due
ingredienti, il costo dell'acqua è pressoché nullo, cosicchè abbondare in acqua
non comporta alcun aumento nel costo del prodotto finito; più acqua nel
calcestruzzo significa ottenere un conglomerato più fluido, cioè più facile da
lavorare e quindi più apprezzato sul cantiere dagli addetti alla messa in opera...
da Enco Journal: ABC del calcestruzzo
L'acqua è uno dei tre protagonisti - insieme al cemento e all'aggregato
lapideo - nel processo produttivo del calcestruzzo. Senza l'acqua non si
può produrre il calcestruzzo. Ma se si esagera con l'acqua si confeziona
un mediocre calcestruzzo in termini di resistenza meccanica e di
durabilità. Le tentazioni per abbondare in acqua sono fondamentalmente
due: a differenza degli altri due ingredienti, il costo dell'acqua è
pressoché nullo, cosicchè abbondare in acqua non comporta alcun aumento
nel costo del prodotto finito; più acqua nel calcestruzzo significa
ottenere un conglomerato più fluido, cioè più facile da lavorare e
quindi più apprezzato sul cantiere dagli addetti alla messa in opera.
In realtà, ciò che penalizza la resistenza meccanica e la durabilità del
calcestruzzo non è un'eccessiva quantità di acqua in assoluto, ma
piuttosto un eccessivo rapporto tra la quantità di acqua (a) e
quella del cemento (c). In altre parole, si può anche aumentare
la quantità di acqua - se questo serve a migliorare la lavorabilità del
calcestruzzo per esigenze di getto - a patto che si aumenti in misura
proporzionale la quantità di cemento in modo da lasciare immutato il
rapporto a/c tra questi due ingredienti.
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Tabella 1 - Classe di consistenza.
CLASSE DI
CONSISTENZA
|
SLUMP
(mm)
|
DENOMINAZIONE
CORRENTE
|
S1
|
0-40
|
terra umida
|
S2
|
50-90
|
plastica
|
S3
|
100-150
|
semi-fluida
|
S4
|
160-200
|
fluida
|
S5
|
> 210
|
super-fluida
|
|
LA MAGIA DEL
MIX DESIGN
C'è un'espressione magica, che ha riscosso un notevole
successo tra gli addetti ai lavori (forse per il fascino
esotico delle parole straniere): mix-design. Per
esperienza personale debbo dire che di mix-design
si parla molto, ma se ne pratica poco. Mix-design
significa letteralmente "progetto di miscela".
Significa, in sostanza, progettare la composizione del
calcestruzzo, esplicitando il dosaggio dei singoli
ingredienti determinato dalle esigenze esecutive
(lavorabilità al momento del getto, disponibilità
dell'aggregato), dalle prestazioni e dalle condizioni
ambientali in servizio (resistenza meccanica,
durabilità, ecc.). Nella maggior parte dei casi, invece,
il mix-design consiste nello "sparare"
la composizione del calcestruzzo (cioè la famosa
"ricetta") senza l'elaborazione necessaria,
senza precisare le esigenze esecutive, le condizioni
ambientali, le prestazioni richieste in servizio.
Riducendo all'osso il problema, il mix-design poggia su
due principi fondamentali (che potremmo identificare con
la regola di Lyse e la legge di Abrams) entrambi in
relazione con la quantità di acqua impiegata per
confezionare il calcestruzzo.
LA REGOLA DI LYSE
La regola di Lyse si riferisce alla quantità di acqua
che occorre impiegare per confezionare calcestruzzi di
diversa classe di consistenza. La classe di consistenza,
identificata da un codice (da S1 a S5),
corrisponde ad un intervallo di lavorabilità espressa
attraverso la misura dello slump. Per esempio,
la classe di consistenza S2 corrisponde ad un
calcestruzzo di consistenza plastica con uno slump
compreso tra 50 e 90 mm (Tabella 1).
La regola di Lyse può essere così riassunta in due
enunciati molto semplici e tra loro complementari: a)
per un dato diametro massimo dell'aggregato, maggiore è
la classe di consistenza richiesta per il calcestruzzo
fresco, maggiore deve essere la quantità di acqua
nell'impasto; b) per una data classe di
consistenza del calcestruzzo, maggiore è il diametro
massimo dell'aggregato, minore è la richiesta d'acqua
per conseguire la consistenza prefissata.
I dati mostrati nella Tabella 2, riassumono
esemplificativamente i due enunciati della regola di
Lyse. Per esempio, se il diametro massimo dell'aggregato
è 20 mm, la quantità di acqua per raggiungere la
consistenza di terra umida (S1) è di 180 Kg/m3
ed aumenta progressivamente fino a 230 Kg/m3
quando si deve raggiungere la consistenza superfluida (S5).
D'altra parte, se la lavorabilità del calcestruzzo è
fissata (per esempio classe di consistenza S3),
la quantità di acqua diminuisce da 230 a 200 Kg/m3
quando aumenta il diametro massimo da 8 a 32 mm.
I quantitativi di acqua di impasto riportati nella
Tabella 2 sono puramente indicativi, giacché in realtà
altri parametri possono modificare gli specifici valori.
Ma ciò non inficia assolutamente la validità della
regola di Lyse.
Ad esempio, con gli aggregati di frantumazione la
richiesta d'acqua risulta più alta (di circa 10 Kg/m3)
rispetto ai valori mostrati in Tabella 2. D'altra parte,
con gli aggregati tondeggianti alluvionali, i
corrispondenti valori risultano più bassi (di circa 10
Kg/m3) rispetto a quelli mostrati in Tabella
2. In altre parole, per una data fonte di aggregato seguita
a valere che occorre aumentare l'acqua di impasto se si
vuole aumentare la lavorabilità e se si diminuisce il
diametro massimo dell'aggregato. Ogni produttore di
calcestruzzo può organizzare una raccolta di dati
equivalente alla Tabella 2 confezionando cinque impasti,
con lavorabilità corrispondenti alle cinque classi di
consistenza (da S1 ad S5), per
prevedere la richiesta d'acqua in funzione del livello di
lavorabilità. Per la confezione di questi cinque impasti
si può adottare un dosaggio medio di cemento (per
esempio 300 Kg/m3), tenendo presente che la
richiesta d'acqua non dipende significativamente dal
dosaggio di cemento.
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LA LEGGE DI
ABRAMS
Nel 1918, D.A. Abrams - più famoso, forse, per aver
inventato il "cono" con cui si misura lo slump
- enunciò una legge fondamentale nella tecnologia del
calcestruzzo: la resistenza meccanica ad una determinata
stagionatura (per esempio: 28 giorni) e ad una
determinata temperatura (per esempio: 20°C) aumenta al
diminuire del rapporto acqua/cemento secondo l'equazione:
R = K1/K2a/c
dove R è la resistenza meccanica a compressione
e K1 e K2 sono due costanti che
dipendono dal tempo e dalla temperatura di stagionatura
oltre dal tipo di cemento. |
Tabella 2 - Richiesta
d'acqua in funzione del
diametro massimo dell'aggregato e della classe di
consistenza.
Diametro (mm)
|
Richiesta
d'acqua (kg/m3)
per classe di consistenza
|
|
S1
|
S2
|
S3
|
S4
|
S5
|
8
|
195
|
210
|
230
|
250
|
255
|
16
|
185
|
200
|
220
|
240
|
245
|
20
|
180
|
195
|
215
|
225
|
230
|
25
|
175
|
190
|
210
|
215
|
225
|
32
|
165
|
180
|
200
|
210
|
220
|
|
Per esempio, con una stagionatura di 28 giorni a 20°C
(cioé con i parametri stabiliti dalla normativa vigente
per determinare la resistenza caratteristica), la
correlazione tra R (espressa come resistenza
caratteristica) ed a/c per i calcestruzzi
confezionati con un cemento portland al calcare di classe
42.5 può essere rappresentata dalla curva della Figura
1. |
Fig.1 - Resistenza caratteristica in funzione del
rapporto a/c. Per Rck
= 30 N/mm2
occorre adottare
un rapporto a/c di 0.63. Se si riaggiunge acqua ed il
rapporto a/c diventa 0.67 la Rck
scende
a 24 N/m2.
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L'ACQUA
"GIUSTA"
Sulla base dei due principi sopra illustrati e
quantitativamente espressi attraverso la Tabella 2 e la
Figura 1, possiamo ora determinare l'acqua
"giusta" che occorre per soddisfare
simultaneamente due fondamentali esigenze: quelle
dell'impresa (lavorabilità) e quelle del progettista
(resistenza meccanica). Un'esemplificazione numerica
chiarirà meglio il metodo di calcolo. Supponiamo, per
esempio, che per il getto sia richiesto un calcestruzzo a
consistenza semi-fluida (classe di consistenza S3)
e che l'aggregato disponibile abbia un diametro massimo
(Dmax) di 25 mm.
Utilizzando la Tabella 2 si individua la richiesta
d'acqua (a) che è di 210 Kg/m3.
|
Supponiamo, inoltre, che
la resistenza caratteristica (Rck) prevista in
capitolato, sulla base di considerazioni statiche ma
anche di durabilità (per esempio calcestruzzo armato in
ambienti interni: classe di esposizione 1), sia 30 N/mm2
con un controllo di tipo A.
Dalla Figura 1 (che correla Rck con il
rapporto a/c) si deduce che il rapporto a/c
deve essere 0.63.
Avendo fissato il valore dell'acqua "giusta" in
210 Kg/m3 (per esigenze di lavorabilità), ed
avendo fissato il rapporto a/c in 0.63 (per esigenze di
resistenza meccanica), ne consegue che il dosaggio di
cemento (c) deve essere uno ed uno solo:
a/c = 210/c = 0.63; c = 333 Kg/m3
Val la pena si segnalare che se l'esigenza del cantiere,
per la difficoltà del getto (ferri e forma delle
strutture), comporta una maggiore lavorabilità (per
esempio: consistenza super-fluida, S5), occorre
aumentare la richiesta d'acqua e conseguentemente il
dosaggio di cemento, anche se la Rck (30 N/mm2)
rimane immutata.
La richiesta d'acqua con classe di consistenza S5
e Dmax di 25 mm diventa 225 Kg/m3
(Tabella 2).
Pertanto, per rispettare lo stesso rapporto a/c
di 0.63 occorre adottare un maggior dosaggio di cemento (c):
225/c = 0.63; c = 357 Kg/m3
LA RIAGGIUNTA
D'ACQUA
Come si è potuto vedere nell'esempio sopra illustrato,
la variazione di consistenza del calcestruzzo fresco (da S3
ad S5, cioè da un calcestruzzo semi-fluido a
superfluido) comporta un aumento di acqua (da 210 a 225
Kg/m3), ma anche di cemento (da 333 a 357 Kg/m3).
Ne deriva conseguentemente che l'aumento di
lavorabilità, senza penalizzazione di resistenza
meccanica, ha un costo identificabile nel maggior
dosaggio di cemento (circa 20 Kg/m3). In
realtà, l'aumento di lavorabilità può essere
conseguito anche con aggiunta di additivi, senza
modificare la richiesta d'acqua e il dosaggio di cemento.
Ma ciò non cambia i termini del problema: l'aumento di
lavorabilità, a pari Rck, comporta un aumento
del costo del calcestruzzo derivante dall'impiego
dell'additivo o dall'aumento nel dosaggio di cemento.
Questa considerazione si riflette in pratica nei listini
del calcestruzzo che vengono offerti, per una determinata
Rck, a prezzi che aumentano con la
lavorabilità richiesta.
Come reagiscono solitamente le imprese a questa
diversità dei prezzi del calcestruzzo in funzione della
diversa lavorabilità? Ordinano il calcestruzzo alla
consistenza più bassa disponibile (generalmente S3
e talvolta S2), e riaggiungono sul cantiere
dentro l'autobetoniera l'acqua che occorre per portare il
livello della lavorabilità a quello che realmente si
richiede (generalmente S4 ma più spesso S5).
La riaggiunta d'acqua - ovviamente non accompagnata da
una proporzionale riaggiunta di cemento per mantenere
inalterato il rapporto a/c - comporta un aumento
di lavorabilità (regola di Lyse), ma anche una
penalizzazione della resistenza caratteristica prevista
in capitolato (legge di Abrams).
Per rimanere all'esempio sopra illustrato, si può anche
facilmente calcolare il grado di penalizzazione nella Rck
a seguito di una riaggiunta d'acqua sul cantiere per
trasformare un calcestruzzo semi-fluido (S3) in
superfluido (S5):
S3 => a = 210 Kg/m3; S5 => a =
225 Kg/m3
Poiché il cemento è rimasto inalterato (c =
333 Kg/m3 per la classe di consistenza S3),
il rapporto a/c aumenta da 0.63 a 0.67:
210/333 = 0.63 => 225/333 = 0.67
Conseguentemente, dopo la riaggiunta d'acqua, l'aumento
del rapporto a/c comporta una diminuzione della
Rck effettiva che, dopo la riaggiunta d'acqua,
diventa circa 24 N/mm2 (Figura 1).
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Getto di calcestruzzo superfluido (S5) in opera
fortemente armata
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CHI E'
RESPONSABILE?
Chi è responsabile di questa manipolazione
frequentemente praticata sui cantieri? La risposta è
necessariamente complessa ed articolata giacché
coinvolge tutta la catena degli operatori: dal produttore
di calcestruzzo all'impresa, dal progettista al direttore
dei lavori.
Si potrebbe cominciare dal produttore di calcestruzzo le
cui responsabilità, in realtà, sono modeste o nulle.
Sono nulle, per esempio, quando offre a listino diverse
opzioni di lavorabilità per una data Rck,
quando registra sulla bolla di consegna la effettiva
classe di consistenza consegnata, e quando chiede di
controfirmare la bolla a chi richiede di riaggiungere
acqua in autobetoniera sul cantiere.
Non sono invece nulle le responsabilità, ma comunque
limitate, quando in assenza di una specifica richiesta
della classe di consistenza da parte dell'impresa, il
produttore di calcestruzzo offre un impasto poco
lavorabile solo per tenere basso il costo e battere la
concorrenza di chi vorrebbe offrire un calcestruzzo più
fluido, più costoso e più adeguato alle obiettive
difficoltà di getto sul cantiere.
Sicuramente maggiori sono le responsabilità dell'impresa
quando modifica la lavorabilità del calcestruzzo
consegnato con riaggiunta d'acqua. Nel momento, poi, in
cui l'impresa controfirma la bolla di consegna attestando
che ha espressamente richiesto una riaggiunta d'acqua
firma anche un atto di oggettiva e documentata
responsabilità in caso di contestazione da parte del
direttore dei lavori o del collaudatore. Infatti, in caso
di contestazione, un eventuale controllo della struttura
mediante carotaggio che dovesse dimostrare la
inadeguatezza del materiale, sarebbe facilmente
correlabile con la riaggiunta d'acqua e la conseguente
penalizzazione nella resistenza meccanica.
Il progettista ritiene, in genere, che la lavorabilità
del calcestruzzo sia un dettaglio esecutivo di
irrilevante importanza e comunque debba essere affrontato
dall'impresa. Eppure nessuno come il progettista dovrebbe
conoscere la difficoltà di realizzare le proprie
strutture. Nessuno come il progettista dovrebbe sapere il
reale grado di difficoltà che il calcestruzzo incontra
nell'avvolgimento dei ferri di armatura e nel riempimento
dei casseri laddove le sezioni sono ridotte e la
possibilità di vibrare l'impasto sono remote, se non
inesistenti .
Un buon progettista dovrebbe valutare la difficoltà di
realizzazione delle proprie strutture e rendere tanto
più facile l'operazione pratica del getto quanto più
difficile ne è stimata l'esecuzione. Si tratta, in
sostanza, di scegliere quale dei cinque livelli di
consistenza (da S1 a S5 come è
mostrato in Tabella 1) è il più adeguato in relazione
alla difficoltà esecutiva ed alla tecnica adottata. Se,
per esempio, si deve realizzare una diga o una
pavimentazione con vibrofinitrice è d'obbligo un
calcestruzzo a consistenza di terra umida (S1).
Se, invece, si deve costruire una ciminiera con la
tecnica dei casseri rampanti, si deve prescrivere un
calcestruzzo a consistenza plastica (S2) o al
massimo semi-fluida (S3). Ma nella stragrande
maggioranza dei casi, con la eccezione delle tipologie
strutturali ora menzionate, è inutile ignorare la
situazione sociale della manodopera presente nei nostri
cantieri e la inadeguatezza tecnica dei sistemi di
compattazione. E' necessario in questi casi, prescrivere
in capitolato una consistenza fluida (S4) e
molto spesso superfluida (S5). Se non ci
penserà il progettista in fase di progetto e di stesura
del capitolato, sarà l'ultimo degli operai del cantiere
- con il classico gesto della mano a pollice in giù - a
richiedere di riaggiungere acqua per superare le
difficoltà del getto. Il grande progettista Silvano
Zorzi, che di queste cose se ne intendeva, si poneva il
problema della "difficile semplicità" e
sosteneva che occorre rendere tanto più semplice
l'esecuzione quanto più difficile è la struttura.
Sulle responsabilità del direttore dei lavori per la
riaggiunta d'acqua sul cantiere credo ci sia poco da
discutere. Di solito il direttore dei lavori non assiste
ai getti del calcestruzzo, nè affida ad un suo
collaboratore l'incarico di sorvegliare questa
importantissima fase della costruzione attraverso il
controllo della lavorabilità ed il prelievo dei
"cubetti" secondo le prescrizioni di legge.
Eppure sarebbe molto facile, anche in assenza al momento
dei getti, da una parte diffidare l'impresa dalle
riaggiunte d'acqua in betoniera, e dall'altra chiedere
copia della bolla di consegna dove il fornitore del
calcestruzzo - a difesa dei suoi interessi - ha fatto
registrare la eventuale richiesta d'acqua da parte
dell'impresa. Se poi il direttore dei lavori dovesse
verificare che la lavorabilità del calcestruzzo
consegnato dal fornitore è assolutamente inadeguata alla
difficoltà del getto, avrebbe tutti i poteri - ferma
restando la Rck - di innalzare la
lavorabilità del calcestruzzo consegnato ad un livello
maggiore e tale da non dover essere più manipolato con
riaggiunte d'acqua sul cantiere.
Un dato è certo: in tutti quei casi in cui la direzione
dei lavori non è latitante, ma assiste sul cantiere
attraverso i controlli della lavorabilità ed il prelievo
dei cubetti, la riaggiunta d'acqua non è consentita ed i
risultati prestazionali dell'opera - in termini di
resistenza meccanica e durabilità - sono indubbiamente
conseguiti.
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Votazione Articolo
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