Con 20-30mila euro edifici a prova di sisma
Postato il di edilweb
Trasformare un vecchio edificio in muratura in un fabbricato a prova di sisma? Si può. E non servono investimenti stellari o soluzioni hi-tech. Per un fabbricato di tre piani bisogna mettere in preventivo una spesa compresa tra 10 e 30mila euro, a seconda del numero e del tipo di intervento che si intende realizzare, senza bisogno di andare a caccia di tecnologie d'avanguardia o competenze particolari. Un esempio...
di Mauro Salerno Sole24ore
«In caso di terremoto la stragrande maggioranza degli edifici in muratura crolla a causa della debolezza dei collegamenti strutturali tra pareti e solai», segnala Giorgio Croci, docente di Problemi Strutturali dei Monumenti e dell'Edilizia Storica alla Sapienza di Roma e autore del progetto strutturale del Maxxi, l'avveniristico museo firmato da Zaha Hadid a Roma. Succede che a causa delle forze orizzontali esercitate da un sisma le pareti si ribaltano e i piani cadono uno sull'altro causando il crollo. «Per prevenire i danni e consolidare la struttura - spiega Paolo Rocchi, ordinario di Consolidamento degli edifici storici - si può ricorrere alla tecnica dell'"incatenamento" o "tirantatura" dell'edificio. Si tratta di far correre pochi tiranti d'acciaio tra i muri contrapposti del fabbricato, annegandoli nel solaio esistente. Si fa tutto dall'interno: senza bisogno di ponteggi per i piani più alti». Un intervento semplice, «ma che aumenta notevolmente la collaborazione tra le varie parti strutturali di un fabbricato – spiega ancora Croci –, e spesso basta a scongiurarne il collasso». I costi: poche migliaia di euro, «che si riducono anche di molto – commenta Maurizio Cerone, che a Roma insegna Analisi dei dissesti – se si programma l'intervento in coincidenza di operazioni di ordinaria manutenzione, come il rinnovo dei pavimenti». Agli occhi degli esperti le immagini della devastazione causata dal terremoto in Abruzzo sono bastate per rendersi conto che alcune delle abitazioni crollate erano state realizzati con la tecnica della muratura «a sacco». Un'espressione gergale per indicare una struttura pronta a sbriciolarsi come un biscotto all'impatto di un sisma, anche se di medio-bassa intensità. In pratica solo le "facciate" esterne dei muri venivano realizzate con pietre o mattoni di buona qualità, la cavità interna, invece, finiva per essere riempita con ogni sorta di materiale, anche di risulta. «Strutture di questo tipo – dice Croci – sopportano a malapena il proprio peso, figuriamoci un terremoto». Ma le soluzioni sul mercato non mancano, anche se possono rivelarsi più costose dell'esempio precedente. «Anche in questo caso – dice Rocchi – si può utilizzare la tecnica dei tiranti d'acciaio "intramuro" posti a intervalli regolari, o solo nelle parti più a rischio». Oppure, aggiunge Cerone, «si può fare ricorso agli intonaci armati», una sorta di rete capace di consolidare la struttura senza impattare sull'estetica dell'edificio. Altri elementi di debolezza possono derivare dalla carenza di collegamenti stabili tra tetto e murature verticali o dalla mutata posizione delle finestre rispetto al progetto originale. Anche in questi casi si può intervenire con tecniche del tutto collaudate. Se la chiave di volta per limitare al minimo le conseguenze di eventi distruttivi è la prevenzione, «allora – concludono in coro gli esperti – bisogna cominciare a capire che la nostra casa va trattata come la nostra automobile. È necessario programmare dei "tagliandi": ma spesso una spesa ragionevole si rivela sufficiente ad aumentarne di molto il grado di sicurezza».
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