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L'Anci presenta il conto: per la scuola ci vuole mezzo miliardo di euro
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Per garantire la messa a norma degli edifici, il diritto allo studio, la mensa dei docenti e il pagamento della Tarsu ci vogliono, secondo i Comuni, almeno 500 milioni di euro. Gli Enti Locali chiedono che il Governo preveda adeguati stanziamenti già con il DPEF.

 
In previsione della redazione del DPEF che il Governo dovrà approvare nelle prossime sttimane, gli Enti Locali formulano le loro proposte.
Per quanto riguarda la scuola il conto che i Comuni presentano è particolarmente salato e supera i 500milioni di euro che non si sa bene però in che modo possano essere reperiti.
D’altronde le richieste dei Comuni sono tutte quante legittime e motivate e derivano in larga misura da impegni già assunti in passato dallo Stato e che sono stati però parzialmente disattesi.
Al primo posto ci sono i problemi dell’edilizia: in molte realtà mancano aule e locali, mentre in altri casi gli edifici esistenti non sono a norma.
Per questa voce i Comuni chiedono almeno un centinaio di milioni di euro e propongono che le spese sostenute direttamente dagli Enti Locali vengano escluse dal blocco previsto dal patto di stabilità.
Altra voce importante è quella del diritto allo studio i cui stanziamenti vanno incrementati anche in relazione alla diminuzione dell’abbandono scolastico e all’aumento di studenti che fruiscono del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione previsto dalla legge 53. I Comuni parlano di un aumento di 125mila studenti all’anno per i quali, a conti fatti, bisogna calcolare un incremento di spesa di 50milioni di euro.
Il capitolo della Tarsu (la tassa raccolta rifiuti) costa da solo 140milioni di euro: 40 per coprire le spese del 2007, altri 100 per coprire, in modo forfetario, il disavanzo degli ultimi anni determinato dal mancato trasferimento alle scuole dei fondi necessari al pagamento di quanto richiesto dagli Enti Locali.
E per concludere c’è la mensa gratuita per i docenti delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) che operano nelle classi di tempo pieno e che quindi svolgono funzione educativa durante la refezione.
In questo caso la cifra è meno elevata, ma si tratta pur sempre di 20milioni di euro.
Facendo la somma di tutto si arriva appunto a mezzo miliardo abbondante di euro.
Se si tiene conto che Padoa Schioppa ha già fatto capire che si potrebbe correre il rischio di bloccare i contratti pubblici, c’è davvero da chiedersi come si faranno a trovare le risorse chieste dai Comuni.
 
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