Accordi tra Italia e Venezuela per infrastrutture ed energia
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Argomento: Edilweb News


Un accordo commerciale importante quello firmato a Caracas dal presidente venezuelano Hugo Chavez e dal viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso. Era presente anche il sottosegretario agli Esteri, Giampaolo Bettamio. La firma ufficiale è avvenuta a Palazzo Miraflores, la residenza presidenziale...    


 fonte: Il Giornale



Un accordo commerciale importante quello firmato a Caracas dal presidente venezuelano Hugo Chavez e dal viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso. Era presente anche il sottosegretario agli Esteri, Giampaolo Bettamio. La firma ufficiale è avvenuta a Palazzo Miraflores, la residenza presidenziale.
«L'interscambio fra i due Paesi - ha detto Chavez - si è intensificato e si intensificherà ancora di più. Il Venezuela ha grande interesse per la vastissima esperienza che l'Italia ha nello sviluppo dei distretti industriali e di organismi produttivi e cooperativistici».
Ma Chavez è andato oltre: ha definito l'Italia un partner «speciale, privilegiato», ricordando la sua recente visita a Roma e gli ottimi rapporti instaurati con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
«Recuperare il tempo perduto. Che è tanto». È La parola d'ordine di Adolfo Urso e della delegazione italiana (al seguito c'erano settanta imprese del made in Italy, Ice, Sace e Simest). Tradotto in soldoni, il «tempo perduto» significa soprattutto infrastrutture ed energia.
Per le infrastrutture si parte subito,entro la prima metà del 2006, con la costruzione del consorzio ferroviario. Si tratta dei primi 908 chilometri di binari con due direttrici verso il Mercosur (confine con il Brasile) e un anello ferroviario che attraversa buona parte del territorio venezuelano. L'opera sarà realizzata da Impregilo, Astaldi, Trevi, Ghella, Danieli e Italfer (società delle Ferrovie) per un valore complessivo di oltre 7 miliardi di euro.
Sul fronte dell'energia Chavez, ha individuato come partner privilegiati Italia e Spagna nello sforzo di diversificare l'economia venezuelana e ridurre sempre più la dipendenza dagli Stati Uniti e dal «nemico Bush».
Per definire l'accordo della cooperazione energetica, la prossima settimana sono attesi a Caracas l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, e quello dell'Enel, Fulvio Conti. L'intesa prevede nuove concessioni all'Eni per l'esplorazione di pozzi petroliferi, mentre l'Enel sarà «risarcita» con appalti cosiddetti «compensativi» per via di un vecchio contenzioso internazionale. Ma il memorandum sulla cooperazione energetica prevede soprattutto greggio a prezzi «di favore» in cambio di tecnologie.
Ben sedici gli accordi bilaterali per il rilancio dei rapporti economici tra Roma e Caracas. Tra cui un'intesa siglata da Lega Coop e Confcooperative: esporteranno e svilupperanno in Venezuela un sistema molto simile a quello italiano, mentre l'Anas interverrà nel settore stradale. Un altro importante protocollo riguarda la Sanità. Alcune aziende italiane, infatti, parteciperanno al gigantesco piano di riammodernamento di oltre 250 ospedali pubblici. Sono già stati stanziati oltre 1.500 milioni di dollari.
«In Venezuela - ha detto Urso - c'è uno spazio enorme per il made in Italy. Oltre agli accordi raggiunti con il presidente Chavez, noi puntiamo anche a costituire una serie di joint venture in cui l'Italia, attraverso la Simest, possa entrare fino al livello consentito del 49%».
Secondo uno studio dell'Ice di Caracas, l'import-export tra i due Paesi nei primi otto mesi del 2005 ha generato un saldo positivo per l'Italia di 157 milioni di euro.





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