Fitodepurazione: l' ingegneria civile nel rispetto dell' ambiente
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Argomento: Articoli di ingegneria idraulica


Il crescente interesse degli ultimi anni verso metodi di trattamento delle acque economici ed a basso impatto ambientale ha favorito lo sviluppo di sistemi che non necessitano di strumenti meccanici complessi e ad elevato consumo energetico, ma che tendono a sfruttare appieno la componente “naturale” che sta alla base di un qualsiasi sistema di depurazione.

Cos’è:

La fitodepurazione è un metodo di depurazione dei reflui civili che utilizza la capacità di alcune piante di operare sui liquami una sorta di filtrazione biologica che ha come conseguenza la riduzione delle sostanze inquinanti in essi presenti...


Il crescente interesse degli ultimi anni verso metodi di trattamento delle acque economici ed a basso impatto ambientale ha favorito lo sviluppo di sistemi che non necessitano di strumenti meccanici complessi e ad elevato consumo energetico, ma che tendono a sfruttare appieno la componente “naturale” che sta alla base di un qualsiasi sistema di depurazione.

Cos’è:

La fitodepurazione è un metodo di depurazione dei reflui civili che utilizza la capacità di alcune piante di operare sui liquami una sorta di filtrazione biologica che ha come conseguenza la riduzione delle sostanze inquinanti in essi presenti.

Campo di impiego:

Il campo di impiego tipico per l’utilizzo della fitodepurazione è nel trattamento secondario di impianti di depurazione per piccolissime comunità (orientativamente 5-150 abitanti), posto quindi a valle di una vasca Imhoff , di un percolatore o anche di un semplice sedimentatore.

Una classificazione se pur grossolana tra i vari impianti di fitodepurazione può essere fatta distinguendo:

1)   Sistemi a flusso superficiale

       

2)   Sistemi a flusso subsuperficiale

  

Nella prima tipologia il liquame scorre in uno

specchio d’ acqua nel quale sono presenti le piante che attuano la depurazione, nella seconda tipologia lo specchio d’acqua è riempito con materiale poroso (la tendenza è di utilizzare ghiaia delle dimensioni unitarie intorno al centimetro).

Volendo fare un confronto tra i due sistemi si può dire che il sistema a flusso subsuperficiale presenta i vantaggi:

1) di ridurre di molto la presenza di insetti

2) di attuare una filtrazione che annulla completamente l’ eventuale presenza di solidi sospesi

3) intorno al ghiaietto si viene a costituire una pellicola batterica del tipo di quelle presenti nei sistemi a biomasse adese che rende la depurazione più efficace rispetto al sistema a flusso superficiale.

Di contro gli svantaggi più evidenti consistono nella possibilità di intasamento del sistema dopo un certo numero di anni che comporta la sostituzione totale del materiale filtrante e nella assenza dell’ effetto di disinfezione svolto dall’ irraggiamento solare.

Tipi di piante utilizzate:

Le piante utilizzate sono essenzialmente quelle facenti parte della famiglia delle microfite e delle macrofite.

In particolar modo risultati interessanti si sono riscontrati con l’ uso del “giacinto d’ acqua”  e della “pragmites australis” (la tipica canna presente in tutti gli stagni).

Giacinto d’ acqua:

                    

E’ una pianta tropicale caratterizzata da una crescita molto rapida; durante la crescita preleva carbonio principalmente dall’ atmosfera ed azoto e fosforo dall’ acqua. Dato che la crescita è molto rapida, anche il prelievo di tali nutrienti ,e quindi il conseguente effetto depurativo, è molto elevato, bisogna tuttavia evitare che il ciclo vitale si chiuda ovvero bisogna evitare che la pianta morendo si depositi sul fondo rilasciando il suo materiale organico.

E’ necessario quindi rimuoverle periodicamente dal bacino.

Tuttora sono allo studio metodologie che permettano di sfruttare in modo conveniente e non impattante tali biomasse rimosse.

Pragmites australis:

                             

Le opinioni su come operino la “depurazione biologica” queste piante sono essenzialmente di 2 tipi:

1)Una prima opinione è che tali piante abbiano la capacità di pompare ossigeno dall’ atmosfera verso le radici. Quest’ ossigeno in parte viene utilizzato dalla pianta ed in parte rimane intorno alle radici nella zona detta della rizosfera.

E’ proprio grazie a questa frazione di ossigeno che intorno alle radici si sviluppano delle biomasse batteriche aerobiche che rimuovono l’ inquinamento organico.

2)Una seconda opinione è quella che ritiene che l’ ossigeno pompato dalle piante verso le radici sia irrisorio per cui nei dintorni di esse si sviluppa dapprima una componente batterica aerobica e successivamente delle colonie batteriche di tipo anaerobico.

Queste piante al contrario dei giacinti vanno sfalciate molto raramente anche 1 volta ogni 2 anni.

Dimensionamento dei bacini:

Non esistono dei criteri veri e propri di dimensionamento di questi bacini, si può dire in generale che in Italia la profondità utilizzata è in genere di circa un metro e la superficie dei bacini o dei filtri varia da 4 a 8 mq/ab in dipendenza del livello d'inquinamento delle acque di scarico, dalla qualità e dal grado di depurazione che si vuole ottenere.            


 

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