Milano - Addio agli schemi il design diventa libero
Data:
Argomento: Edilweb News



Un design bello ma senza schemi e regole prestabilite. In una parola 'libero'. Questo il fil rouge dell'arredamento del 2006. Sarà perché la struttura della casa cambia, si ammorbidisce, crollano le pareti e si confondono gli spazi, o sarà perché c'è voglia di consolarsi dalle brutture del mondo esterno, ma tutto quello che c'è all'interno delle famose 'quattro mura' sembra incorrere in un percorso irregolare e, contemporaneamente, consolatorio. Divani grandi come letti, tappeti belli e soffici, mobili da esterni preziosi come quelli del salotto buono, cucine in cristallo che brillano. Ecco che cosa, per quest'anno, propongono alcuni tra i più noti designer, art director e imprenditori italiani.

fonte: Corriere della sera

Di Irene Maria Scalise



Un design bello ma senza schemi e regole prestabilite. In una parola 'libero'. Questo il fil rouge dell'arredamento del 2006. Sarà perché la struttura della casa cambia, si ammorbidisce, crollano le pareti e si confondono gli spazi, o sarà perché c'è voglia di consolarsi dalle brutture del mondo esterno, ma tutto quello che c'è all'interno delle famose 'quattro mura' sembra incorrere in un percorso irregolare e, contemporaneamente, consolatorio. Divani grandi come letti, tappeti belli e soffici, mobili da esterni preziosi come quelli del salotto buono, cucine in cristallo che brillano. Ecco che cosa, per quest'anno, propongono alcuni tra i più noti designer, art director e imprenditori italiani. Piero Lissoni, Patricia Urquiola, Giulio Cappellini, Massimo Morozzi e Patrizia Moroso sono concordi: dietro quest'apparante irregolarità c'è un gran lavoro e molta tecnologia. Gli oggetti non valgono solo per come si vedono ma anche per come si 'sentono2: l'attento uso della tecnica serve per perfezionare i materiali, migliorare la tenuta delle cose e il piacere sensuale di toccarle. Grazie al design si riscopre il tatto. «Le aziende devono cercare di dare al consumatore ciò che desidera e, in questo momento, la regola migliore è di non avere regole». Così dichiara Giulio Cappellini, art director del gruppo Poltrona Frau che difende anche la scelta di chi arreda la propria casa mischiando gli stili e applicando una sorta di nomadismo domestico. «Tutto è mutevole nel nuovo design - spiega Cappellini - il salotto ospita divani grandi come zattere, indicati per tanti amici o per famiglie allargate, il bagno è una sorta di ambiente benessere, la cucina diventa un'agorà e quindi il luogo focale della casa». Tramonta la casa disegnata dall'architetto per una tipologia di consumatore monoculturale e 'design victim'. Anzi, subentra un concetto nuovo in cui lo stesso acquirente da vita al suo personalissimo progetto industriale. Sempre per Cappellini vincono «i prodotti in cui il materiale è lavorato al meglio, perché l'attrattiva è data anche dalle sensazioni che trasmette una superficie. Spuntano colori nuovi come i verdi e i gialli, se pur in un contesto discreto, sedie gradevoli come poltroncine e poi mobili ibridi, come piccole cassettiere con le ruote, che possono scivolare silenziosamente dal salotto al bagno».

Della stessa scuola che vuole un design libero, tattile e fuori dagli schemi è l'art director di Edra, Massimo Morozzi, architetto e designer. «La nostra azienda è per la qualità sensoriale e sensuale degli oggetti - spiega Morozzi - quest'anno abbiamo ideato dei tavoli fatti di specchi unendo l'uso del colore a un modo di usare il materiale piuttosto d'impatto, oppure dei divani soffici e molto gradevoli da sfiorare con le mani che rendono la seduta un autentico piacere».

«La più bella notizia che ci ha regalato il 2006 - ironizza il pungente architetto milanese Piero Lissoni - è che la tendenza decorativa che doveva seppellirci tutti è durata meno di due anni». Secondo lui resiste uno stile che ammicca al decoro, ma lo fa con discrezione, e la vera nuova tendenza è la riscoperta della semplicità e del buon gusto. Gli arredi, per Lissoni, si rinnovano anche in virtù della dimensione della casa e s'impongono creando, a seconda delle possibilità, due mondi distinti e paralleli: «Da un lato ambienti grandi e superfici maxi con divani da tribù, tavoli king size e letti generosi e, dall'altro, mini loft che sono arredati con oggetti piccoli, ma mai miseri, come piccoli tavolini per single o seggioline versione mini». Tra i pezzi d'oro della mano di Lissoni nel 2006, c'è un'originale sistema di sedute composto da tre cuscini di varie dimensioni collegati da un insieme di elastici prodotta da Kartell, una seduta in maglia metallica adatta in casa come in giardino di Living Divani e una serie di sistemi di tavoli da cucina per Boffi.

La vera novità del 2006, per Patrizia Moroso art director dell'omonima azienda, è la tendenza delle aziende ad offrire un menù completo al pubblico: «Si allarga la gamma dei prodotti e noi, per esempio, affianchiamo i nostri classici divani a tutto ciò che può servire nel living dalle sedie in plastica alle luci speciali ad elementi decorativi come vasi e tappeti». Per interpretare al meglio le diverse esigenze del pubblico, ricorda l'art director, il rapporto tra azienda e design è fondamentale.

Risultato di una di queste preziose collaborazioni sono, tanto per dirne una, i divani della designer spagnola, anche se ormai sempre più milanese, Patricia Urquiola. E proprio la Urqiola, che ha realizzato pezzi di tendenza come un divano con braccioli a forma di anello appunto per Moroso, una chaise longue severa come un guanto per Molteni, o ancora una poltrona in paglia per Driade e dei tappeti sardi che riportano il valore di saper fare artigianato, ma anche di nuove tecnologie. Dichiara: «Il mondo della produzione si sta sempre più impegnando nella ricerca tecnologica. Il 2006 è un anno all'insegna di un lavoro apparentemente dietro le quinte ma che sta aprendo le porte all'uso quotidiano del design riuscendo a salvaguardare una vena poetica e, soprattutto, creando un equilibrio tra prezzi e lavorazione».

Un po' a sorpresa, la regina del 2006 in fatto di design si sta rivelando, infine, l'ambiente della cucina. Forse perché, come spiegano i progettisti, la struttura della casa è più elastica e chi è tra i fornelli vuole un ambiente confortevole e condivisibile con gli amici. I materiali cambiano e in cucina entra, per la prima volta, il cristallo. La cucina diventa più sfacciata e moderna e vuole farsi guardare all'interno. E' il caso della cucina ideata da Alessandro Mendini per Alessi, che non a caso si chiama 'Trasparente' o la 'Minimal' di Varenna disegnata da Carlo Colombo o ancora la 'Barrique' di Rodolfo Dordoni per Ernesto Meda. Altre volte gli elettrodomestici sembrano delle piccole astronavi e l'ambiente è futuribile. Quasi un ambiente da back to the future. Ne è un esempio quella realizzata dalla regina dell'architettura decostruttivista, Zaha Hadid, che porta la sua visionarietà con l'aiuto di un materiale innovativo come Corian di DuPont. E poi che lo stilista Armani nella sua collezione per la casa si metta a fare cucine la dice lunga sulla centralità di questa stanza.





Questo Articolo proviene da www.edilweb.it
www.edilweb.it

L'URL per questa storia è:
www.edilweb.it/modules.php?name=News&file=article&sid=166