Milano - I sogni della città la politica e gli architetti
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Argomento: Edilweb News


In questi giorni ho ricevuto a casa il libretto di saluto di Albertini e un manifesto intitolato 'Guarda come cambia la tua Milano', sorta di colorato e confuso mosaico in cui la coraggiosa ipotesi che stiamo entrando nel nostro secondo, 'nuovo rinascimento' urbano è marcato dalle opere realizzate (in verità poche) e da quelle che 'sicuramente' verranno (la maggior parte).

Di Luca Molinari fonte: La repubblica



In questi giorni ho ricevuto a casa il libretto di saluto di Albertini e un manifesto intitolato 'Guarda come cambia la tua Milano', sorta di colorato e confuso mosaico in cui la coraggiosa ipotesi che stiamo entrando nel nostro secondo, 'nuovo rinascimento' urbano è marcato dalle opere realizzate (in verità poche) e da quelle che 'sicuramente' verranno (la maggior parte).

Un dato appare fortunatamente incontrovertibile e riguarda il ricorso sempre più frequente ad autori e a opere di qualità per marcare la crescita della città; la conferma di una condizione che sta attraversando le grandi città italiane ed europee a indicare il ruolo politico e civile che l'architettura sembra stia sempre di più acquisendo nell'opera di ridefinizione dell'identità urbana del futuro. È partendo da questo principio che sarebbe importante interrogarsi subito su quale ruolo acquisirà l'architettura nell'agenda politica dei candidati sindaci di entrambi gli schieramenti politici. Perché se ogni nuova giunta ha il diritto/dovere di marcare il proprio passaggio con opere che concretizzino una precisa visione della città credo anche sia fondamentale non perpetrare la vergognosa pratica tipica della politica locale in cui l'inizio di un nuovo mandato comporta l'azzeramento radicale di tutte le iniziative prodotte dalla giunta precedente con un tremendo spreco di risorse, idee e di progettualità.

La Biblioteca Europea, la 'Città delle Culture', il Museo del Presente, il Museo del Novecento sono destinate all'oblio delle opere annunciate o verranno parzialmente portate avanti? La politica sulla residenza pubblica, avviata timidamente e tardivamente dal Comune, verrà potenziata e con quali criteri? Le indicazioni sulle aree dismesse rimaste seguiranno la logica di una politica passiva rispetto all'iniziativa privata o vedranno il Comune agente attivo in un dialogo necessario con gli investitori privati? In questo momento sembra che la cultura del progetto e la comunicazione sui cambiamenti siano più svolti dagli uffici stampa dei diversi investitori immobiliari che dalle istituzioni preposte (Triennale in testa) a discapito di una necessaria riflessione indipendente e critica su quello che avverrà nel prossimo futuro e che cambierà decisamente il volto di Milano.

Insistere oggi sul ruolo che avrà l'architettura per i prossimi anni vuol dire imporre un necessario confronto su quali visioni hanno i candidati sindaci per la Milano del futuro e quali azioni intendo attuare per concretizzarle.

Luca Molinari, architetto







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