Infiltrazioni mafiose negli appalti:a Trapani in carcere 6 imprenditori
Gli arrestati condizionavano l'assegnazione delle commesse pubbliche, e imponevano e riscuotevano il pizzo. Erano in contatto anche con i capi latitanti.
fonte: La Repubblica
ROMA - Appalti e mafia: a Trapani la polizia ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori edili ritenuti responsabili di associazione mafiosa ed estorsione plurima. Gli arresti arrivano a conclusione di un'indagine denominata 'Progetto Mafia Appalti Trapani'.
Grazie alle intercettazioni, gli investigatori della polizia di Stato di Trapani hanno assistito a vari summit di mafia tra un ristretto gruppo di 'uomini d'onore' che, attraverso l'infiltrazione occulta nel sistema imprenditoriale e nel sistema amministrativo locale, controllavano e davano direttive per la manipolazione ed il condizionamento di appalti pubblici.
In manette sono finiti con l'accusa di associazione mafiosa ed estorsione Antonino Birrittella, 49 anni; Tommaso Coppola, di 66; Francesco Pace, di 64 e Antonino Spezia, di 52. Il provvedimento del gip della Dda di Palermo è stato notificato in carcere ad Antonino Aleo, di 52 anni e Vito Russo, di 47.
L'indagine ha inoltre consentito di far luce su vari condizionamenti illeciti per la fornitura di calcestruzzo proveniente da alcune ditte in varie opere da realizzare nel comprensorio siciliano.
In particolare, dalle intercettazioni ambientali, sulla cui base si forma l'intera inchiesta, la polizia ha pure individuato il "reggente" del mandamento mafioso di Trapani che ha preso il posto di Vincenzo Virga, arrestato il 21 febbraio 2001. Il neocapomafia, al quale è stato notificato un provvedimento cautelare, secondo l'accusa risulta al vertice di un comitato ristretto di imprenditori che hanno riorganizzato il mandamento mafioso partecipando attivamente alle fasi deliberative, organizzative ed esecutive di atti criminali, come l'imposizione del pagamento del pizzo alle imprese che lavorano nel territorio trapanese e il controllo di appalti indetti da enti locali.
Questo gruppo di imprenditori aveva anche un contatto mediato con esponenti mafiosi latitanti. In passato lo avevano avuto con il boss di Alcamo, Vincenzo Milazzo, deceduto alcuni anni fa e poi con Vincenzo Virga. Negli ultimi tempi i contatti erano con il vertice attuale di Cosa nostra e cioè con il boss latitante Matteo Messina Denaro.
L'indagine ha pure consentito di raccogliere molteplici e rilevanti elementi probatori sul condizionamento illecito della fase dell'aggiudicazione delle gare di appalto, e quindi anche dell'operato della pubblica amministrazione, da parte di un gruppo di imprenditori e di funzionari pubblici.