Critica
architettonica e architettur(a)zione del paesaggio - Dalla teoria ai nuovi progetti
di Paolo
Marzano
Nel gennaio del 2005, nella pubblicazione di
uno dei tanti scritti di rete, riportavo i risultati di alcune mie ricerche
discutendo sulla direzione che la critica architettonica poteva seguire.
Trattavo la trasformazione della città, nell’ambito delle nuove tecnologie
applicate alla qualità architettonica e ai flussi dei sistemi urbani di
comunicazione. Cercai, ricordo, di ampliare le mie osservazioni alle soluzioni
strutturali-formali, del periodo. Veniva a comporsi così un percorso, tra
progetti e opere pubblicate, in cui le evoluzioni strutturali adottate o le
sperimentazioni messe a punto, sottolineavano le possibilità espressive che,
grazie all’apporto tecnologico, realizzava una sofisticata integrazione con i
‘segni’ di quel particolare tempo. Le conquiste tecnologiche, l’avanzamento
dell’informatica, la cultura della ricerca architettonica,
l’evoluzione dei materiali, le innovazioni nel campo spaziale e del
recupero di energia da fonti alternative, hanno contribuito in maniera
sostanziale ad evidenziare i grandi passi fatti dall’uomo in questo campo.
Dall’insieme di queste componenti fondamentali, conseguiva una lenta naturale
‘preferenza’. Ciò avrebbe preteso nuove intuizioni, nuove visioni che a loro
volta avrebbero individuato nuovi comportamenti e nuove scelte per le responsabili
decisioni di sviluppo futuro. Studiando e osservando attentamente l’evoluzione
di alcune particolari architetture, notavo, infatti, la predominanza di una
leggerezza strutturale, accompagnata da una componente tecnico-funzionale che
partecipava ad un’alternativa composizione scultorea del paesaggio, unita
indissolubilmente al complesso apparato delle reti di cui queste architetture
rimangono tutt’ora, metafora calligrafica e verifica fisica,
sostanziale.
Da allora, sono state numerose le opere, i
progetti esaminati e gli scritti sollecitati che la rete ha raccolto. Tutti
rispondenti a determinate caratteristiche ed a componenti strutturali che
potevano ricondurre a comuni intenti progettuali, secondo una classificazione
rispondente a funzioni selezionate, per gli scopi della ricerca che mi ero
prefissato di condurre. (2) L’evoluzione informatica e l’onda
‘mediale’, della quale siamo partecipi e sempre più attenti interpreti, hanno
prodotto una notevole accelerazione dei sistemi di comunicazione, di
trasferimento delle idee, della pubblicazione delle ricerche e del modo di
recepirle, studiarle e perché no, ridiscuterle. A quel tempo, perciò, parlavo
di continue e veloci ‘ibridazioni’, capaci di coinvolgere proprio quelle
architetture, nate da ricerche sullo spazio architettonico contemporaneo e sul
modo di sfruttarlo per migliorare la nostra esistenza o almeno tentare di farlo.
I riferimenti teorici storici e bibliografici sono tutti presenti nei miei
scritti pubblicati. Era, appunto, il periodo dell’inaugurazione del ponte in
Francia di ‘Viaduc millau’.
Come risultato,
dunque, arrivavo ad una visione d’insieme di trasformazione del paesaggio e ne
chiarivo, diradandone l’immagine che si presentava, nei miei appunti:” … l’alba di una nuova procedura progettuale
per la città, indagherà, grazie a queste strutture ‘in quota’, altri spazi come ho sempre sostenuto, con altri parametri
dimensionali e ambiti funzionali, la città perderà sempre più i margini e si
inoltrerà destrutturandosi, lungo direzionalità nuove, avvilupperà le
direttrici stradali, fondendosi con il territorio circostante, ma senza
invaderlo. Gli stessi piloni dei viadotti assolveranno ad altre funzioni”.
La direttiva rimaneva quella di proiettare possibilità inesplorate su funzioni
d’uso già date, magari ‘aggiornate’ e riconvertite dal tempo, quindi, chiamate
a strutturare altre realtà urbane. Il mio approccio a questa ricerca arrivava a
concretizzarsi secondo strategie possibili per quella che poi, ho definito
‘l’architettur(a)zione’ del paesaggio contemporaneo:“....
sfruttare le lunghe arterie di comunicazione per ricavarne la colonna
vertebrale, per esempio, di una struttura fotovoltaica o a pannelli solari o
ancora eolica per produrre energia, .... per esempio sfruttando i tracciati
autostradali, di linee fotovoltaiche (e non più campi), o i viadotti o le
sopraelevate o i ponti, ......(per esempio i pannelli fotovoltaici addossati ai
piloni dei viadotti o compattati come le barriere antirumore delle autostrade,
oppure pale eoliche applicate tra le campate dei piloni dei viadotti o dei
ponti .....)”.(3)
Arriviamo a oggi. Dopo
la congestione di immagini e progetti, tanto suadente quanto immaginifica, ma
tanto poco reale, dell’equivoco sopravvalutato dell’archistar e della città ‘frammentata’ da ‘logo’, modelli che si
sono rivelati incapaci tutt’ora, di riscrivere testi architettonici o di
mappare nuove geografie sociali. Arriviamo quindi ad un limite ormai evidente e
dichiarato: “Stazioni, ospedali, scuole, interi
quartieri sono chiamati ad accogliere ipermercati, negozi, caffè, ecc. al fine
di intrecciare sempre più strettamente e totalitariamente il senso dell’abitare
con la mercificazione delle esistenze. A quest’urbanesimo esploso non possono
rispondere né le gated communities, né mirabolanti grattacieli “brandizzati”,
la cementificazione assedia queste nuove eterotopie malinconiche e ci pone
dinnanzi al compito urgente di ripensare la creazione di ambiente, l’impronta
ecologica, il valore d’uso. La sottrazione costante di spazio pubblico non si
traduce unicamente in una privatizzazione dello spazio stesso, quanto in un
depotenziamento di vita dei singoli e delle società”. (4)
Evidente, dunque il
vuoto intorno alla critica
architettonica, annichilita o forse assopita se non assuefatta dalla visione
che ha generato tale paradossale realtà. Una distrazione, nell’evoluzione della
critica architettonica, che si è limitata a sorvolare su quelle soluzioni
urbane isolate incondizionatamente enigmatiche. Nessuna iperbole concettuale,
facile invece, se non banale, il riferimento al geniale Aleph di J.L.Borges, quando scrive: ”Cautamente al principio, poi con indifferenza, infine con disperazione,
errai per le scale e pavimenti dell’inestricabile palazzo. (In seguito
comprovai che la estensione e l’altezza dei gradini erano incostanti, fatto che
spiegava la singolare stanchezza che mi produssero.) Questo palazzo è opera
degli dèi, pensai in un primo momento. Esplorai gl’inabitati recinti e
corressi: Gli dèi che l’edificarono erano pazzi. Lo dissi, ricordo, con
un’incomprensibile riprovazione ch’era quasi un rimorso, con più orrore
intellettuale che paura sensibile”.(5)
Da Borges riceviamo
uno scenario stimolante, a tal proposito, quando descrive gli uomini che,
raggiunta l’immortalità, trasformano prima essi in trogloditi e poi la loro
città, riducendola in un oggetto incomprensibile e usando “ … insensate
complessità costruite senza secondo un’architettura mancante d’ogni fine”.
Tessere di puzzle architettonici che azzerano l’assemblaggio, negando qualunque
“relazionalità” con l’intorno. Non convincono, anzi non l’hanno mai fatto. Ora
si affaccia un’opportunità inattesa, non prevista che viene fuori dalla somma
di componenti unitesi casualmente; la pratica costruttiva, l’economia dei
materiali, la tecnologia del tempo, i regolamenti sullo sviluppo delle fonti di
energia alternativa e le riconversioni strutturali delle aree dismesse o
comunque soggette a probabili trasformazioni.
Dalle immagini che
vedete allegate all’articolo, lo sky-line sta mutando e l’architettura, segue
un suo fine, ben strutturato; i collegamenti viari cercano connessioni e si
sono ‘attivati’ al recupero di energia. Una rete ‘sinaptica’ reale, al servizio
della città.
La critica architettonica unita alla dinamica dell’azione progettuale
genera ambiti di confronto importanti. Dall’utopia trae impulso e dalle
trasformazioni del quotidiano, trova potenziale per innescare possibilità
incredibili per la costruzione di nuovi scenari. La critica architettonica dunque
come un sensore organico, segnala ‘movimenti’ rizomatici che vanno oltre la
realtà apparente delle cose. Occorre riconfigurare la città reinterpretandola
come un sistema di collegamenti e relazioni urbane secondo direttrici
‘energetiche’ e ramificazioni funzionali nuove. Da questi ultimi progetti (2011)
vengono fuori i primi interessanti risultati; eccoli dunque i piloni eolici dell’altissimo viadotto, le pale del sistema ibrido
(eolico/solare) progettato da Francesco
Colarossi, Giovanna Saracino e
Luisa Saracino sfruttano le
correnti d’aria che si incanalano nel tratto della costa calabrese compresa tra
Scilla e Bagnara, e sfociano verso il mare, il People Mover progettato per la città di
Bologna è un sistema di trasporto di
tipo innovativo dal punto di vista tecnologico, nella regolazione della
circolazione nonché nelle caratteristiche architettoniche e il primo grattacielo
al mondo ad integrare turbine eoliche
nel proprio design è il Bahrain
World Trade Center, negli Emirati Arabi.
“Il profilo
di una città diversa è in/formazione, gli organi che la costituiranno nascono
dall’evoluzione delle tecnologie applicate all’architettura, dalle teorie
derivate da una storia ricca di spunti ancora tutti da verificare e rivalutare
come spazi tenuti chiusi, da riattivare.”
(6)
Luoghi,
dunque, caratterizzanti, conformi a nuove destinazioni d’uso, per inattese
esaltanti potenzialità che solo il tempo ha lasciato scoprire d’altronde
conoscevamo quanto già scritto da Kubler, “La nostra capacità
di accettare nuove conoscenze è strettamente limitata dalle condizioni di
conoscenza esistente […] Più sappiamo e più siamo capaci di accettare nuove
conoscenze […]. Per lunghi periodi intermedi una sequenza formale (spazio
architettonico) può apparire inattiva, semplicemente perché non esistono
ancora le condizioni tecniche per il suo risveglio. […] In qualsiasi momento,
l'originalità, è limitata entro questi stretti confini, cosicchè nessuna
invenzione oltrepassa il potenziale della propria epoca. Può accadere che,
un'invenzione (intuizione) sembri toccare il limite massimo delle
possibilità, ma se oltrepassa quella zona di penombra essa è destinata a
restare un giocattolo curioso o a scomparire nel mondo dei sogni” (corsivo
mio). (7)
Sarà compito
della critica architettonica, sollecitare le nuove potenzialità concettuali,
per una maggiore forza espressiva conquistata e per arricchire il tavolo da
laboratorio della ricerca architettonica, di sofisticati strumenti sempre più
capaci di tradurre la colta sensibilità, supportata dalla tecnologia, in
preziosissima ‘qualità di vita’, per l’uomo contemporaneo.
“Non
sappiamo se il futuro dell'architettura
muoverà la sua attenzione verso “installazioni” organiche ....o ibriderà i
sostegni delle reti viarie (piloni dei viadotti e dei ponti) riconvertendoli in
supporti per pannelli fotovoltaici....” Gli stessi piloni dei viadotti
assolveranno ad altre funzioni. La direttiva rimane quella di proiettare
possibilità inesplorate su funzioni d'uso riconvertite dal tempo e chiamate ad
altri scopi ... sfruttare le lunghe arterie di comunicazione per ricavarne la
colonna vertebrale, per esempio, di una struttura fotovoltaica o a pannelli
solari o ancora eolica per produrre energia, .... per esempio sfruttando i
tracciati autostradali, di linee fotovoltaiche (e non più campi), o i viadotti
o le sopraelevate o i ponti, ......(per esempio i pannelli fotovoltaici
addossati ai piloni dei viadotti o compattati come le barriere antirumore delle
autostrade, oppure pale eoliche applicate tra le campate dei piloni dei
viadotti o dei ponti .....”.
Paolo Marzano - Gennaio 2005
- Maggio
2007
Note e
riferimenti alle immagini:
(1) Paolo MARZANO - Come "Ibridazioni" volevano dimostrare.
L'Architettura ... in quota! Data
di pubblicazione - gennaio 2005
http://www.costruzioni.net/comeibridazionivoldimostrare.htm
(2) Paolo
MARZANO - Ibridazioni III Capitolo - Sulle nuove fonti di energia alternative per la progettazione - Data di pubblicazione - marzo 2006
http://www.costruzioni.net/articoli/architetturazione/architetturazione.htm
http://www.edilweb.it/modules.php?name=News&file=article&sid=50
http://www.costruzioni.net/articoli/lagranadellarchitettura.htm
http://www.costruzioni.net/comeibridazionivoldimostrare.htm
http://www.costruzioni.net/esteticadellespansione.htm
http://www.costruzioni.net/balzinecessari.htm
(3)
Paolo Marzano - L’Architettur(a)zione
del paesaggio contemporaneo - Richiami
di Neue sachlichkeit (Nuova oggettività) dell'urbano a venire" – 5 edifici
ecocompatibili a Roma, progettati dall'arch. Andrea Giunti - De Luca editori
d'arte - Data di pubblicazione - maggio 2007
(4) Mllepiani Urban
n.3, Critica della ragione urbana,
collana eterotopia dell’Associazione Culturale Eterotorpia, Milano 2011
(5) Jorge
Luis BORGES, L’Aleph, Feltrinelli,
Milano marzo 2005
(6) Paolo MARZANO, Memorie' digitali … per l'architettura - Un
approccio sperimentale a spazi urbani ritrovati, II Volume della rivista di
Arte Architettura Design e Cultura "Kunstwollen - Architetture
Salentine, Edizioni Esperidi aprile 2010
(7) George
KUBLER, La forma del tempo – La storia dell’arte e delle cose, Einaudi
Torino 1989
Immagini di riferimento
e link di approfondimento:
- Ponte eolico sulla
Salerno-Reggio Calabria
http://italianvalley.wired.it/news/ambiente/solar-wind-salerno-reggio-calabria.html
- Nastro di energia People Mover, Bologna
http://www.architettare.it/people-mover-bologna.html
- Grattacielo sostenibile.
Il primo con turbine eoliche integrate
http://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/nel-mondo/grattacielo-sostenibile-turbine-eoliche-integrate-153.html