Le opere pubbliche costituiscono una parte essenziale del paesaggio che ci
circonda. Nelle città e in genere in tutti gli agglomerati urbani esse assumono
una notevole rilevanza ma anche nei territori agricoli ed industriali sono tali
opere che, oltre a svolgere un'importante ruolo legato alla funzionalità dei
servizi, caratterizzano con la loro vistosa presenza e spesso in negativo,
l'ambiente. E' questo uno dei motivi che dovrebbe indurre gli enti responsabili
della progettazione ed esecuzione delle opere pubbliche a curarne in maniera
perfino ossessiva la qualità. Tra gli ostacoli che si frappongono al
raggiungimento di tale obbiettivo primeggiano quelli di tipo economico in quanto
opere belle e funzionali richiedono senza dubbio maggiori investimenti delle
altre e può accadere quindi che la modesta qualità di un'opera trovi
giustificazione nella esiguità dei fondi messi a disposizione per realizzarla.
Invece si registra spesso che esse siano rovinate da un difetto grave cui in
fase esecutiva si sarebbe potuto ovviare senza alcun aggravio economico per la
comunità ma semplicemente con una direzione lavori oculata. Intendo riferirmi
alle operazioni topografiche di tracciamento in cantiere che, se condotte con
grave noncuranza, provocano danni notevolissimi e, per quanto detto,
assolutamente non giustificabili.
Di Marcello Meneghin
Figura 1
Figura 2
Figura 3
E' a tutti noto che l'onere e la cura di ogni operazione topografica di
definizione in cantiere del tracciato dei vari manufatti rientrano pienamente
tra gli obblighi dell'appaltatore, e che devono essere da questi condotti
secondo le migliori tecniche in modo da conferire all'opera finita
caratteristiche ottimali. A questo punto è necessario ricordare come un
qualsiasi manufatto, soprattutto se di tipo nastriforme come sono, ad esempio le
strade ed i marciapiedi, se rettilineo deve esserlo nel vero senso della parola
il ché significa che da vertice a vertice non deve sussistere deviazione alcuna,
nè planimetrica nè altimetrica, rispetto alla linea retta che li congiunge.
Quando i rettifili , ed è questa la regola comunemente adottata, devono essere
raccordati ai vertici mediante curve circolari, ciò sta ad indicare che la
struttura arcuata deve essere a raggio unico e tangente dei rettifili. Infine la
sua costruzione deve essere tassativamente preceduta dalla posa di picchetti ad
intervalli brevi e comunque sufficienti perché la curvatura sia perfettamente
definita in tutto il suo sviluppo.
La realtà è molto spesso totalmente diversa. I rettifili, iniziati senza un
accurato tracciato preventivo, contengono dei vertici intermedi causati dalla
presenza di ostacoli vari, i raccordi "circolari", essendo eseguiti "a occhio"
non sono per niente circolari e presentano invece delle forme curve irregolari
niente affatto tangenti ai rettifili da cui si dipartono; i punti di tangenza,
scelti a caso, non sono equidistanti dal vertice, d'altra parte il vertice
stesso che costituisce il punto di incontro di due rettifili successivi, non
viene mai materializzato sul terreno in quanto, viste le premesse, è considerato
inutile. Alcune opere nastriformi hanno lungo un bordo i raccordi al vertice che
non sono concentrici con i corrispondenti raccordi dell'altro bordo e quindi la
larghezza del nastro varia irregolarmente da una progressiva all'altra.
Questo modo di realizzare le opere pubbliche è tipico di alcune città dove
sembra nessuno conosca alcuna delle regole sopra enunciate e si assiste perciò
ad uno scempio pressoché totale. Alcuni significativi esempi sono quelli delle
foto allegate.
Si riferiscono ad una pista ciclopedonale recentemente costruita che lungo il
suo tortuoso sviluppo comprende ben 70 curve. Ebbene nessuna di esse è stata
tracciata utilizzando qualcuno dei metodi che la pratica topografica mette a
disposizione. Al contrario si tratta di manufatti costruiti con la regola del "tanto
peggio tanto meglio". Il colmo lo si è raggiunto quando si sono realizzate
curve, non rappresentate nelle foto allegate, ma che annoverano lungo il loro
sviluppo dei brevissimi rettifili ( due o tre metri). Il risultato è, dal punto
di vista estetico, pessimo.
Figura 4
Lo conferma la fig. N. 4 nella quale è rappresentata in pianta la reale
situazione della curva di cui alla foto n. 3, e, per farne risaltare i difetti,
una possibile soluzione con i raccordi ad andamento normalizzato. Il contrasto è
evidente.
Si potrebbe arrivare a concludere che l'impiego dei vari metodi, come quello per
ordinate alla corda, quello per ordinate alla tangente, quello detto del quarto
o uno qualsiasi degli altri oggi disponibili, nella costruzione di tutte le
curve sopra citate, possa anche presentare, visto il loro numero così elevato,
delle difficoltà obbiettive ma così ovviamente non è quando in gioco sono i
rettifili. Per questi è sufficiente tirare uno spago e l'operazione di
tracciamento è presto fatta! Evidentemente le cause vanno ricercate altrove. Per
convincercene basta osservare la fig. n. 5 ed in dettaglio la cordonata del
marciapiede. Il relativo rettifilo non segue affatto la linea retta, segno
evidente che ciò che manca sono i concetti di base e che, nella realtà, si è
convinti che le opere debbano per forza essere orrende.
Figura 5
Ben diversa sarebbe la situazione qualora, senza spendere una lira in più, si
prendesse semplicemente l'abitudine di richiedere alle ditte costruttrici di
assolvere un loro preciso dovere qual'è quello del regolare tracciamento
preventivo dei lavori loro assegnati.
E' questa la conclusione cui si vuole arrivare con la presente nota: far capire
a tutti l'importanza basilare che rappresenta un accurato tracciamento sul
terreno di tutte le opere, sia pubbliche che private, e quindi la necessità
della sua sistematica adozione.
Per maggiori dettagli vedi http://altratecnica.it