Rinegoziare la convenzione con l' Anas prima di portare avanti la fusione della società Autostrade con la spagnola Abertis: è la parola d’ordine del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, illustrata questa mattina nel corso dell’audizione alla commissione Ambiente della Camera dei deputati.
Non accettare di rivedere la convenzione, secondo il ministro, potrebbe già rappresentare un «grave inadempimento», «una forte scorrettezza istituzionale da valutare come inadempimento». I rilievi illustrati dal ministro delle Infrastrutture sono già stati resi noti ad Anas in una lettera inviata questa mattina.
fonte: Sole24ore
Rinegoziare la convenzione con l' Anas prima di portare avanti la fusione della società Autostrade con la spagnola Abertis: è la parola d’ordine del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, illustrata questa mattina nel corso dell’audizione alla commissione Ambiente della Camera dei deputati.
Non accettare di rivedere la convenzione, secondo il ministro, potrebbe già rappresentare un «grave inadempimento», «una forte scorrettezza istituzionale da valutare come inadempimento». I rilievi illustrati dal ministro delle Infrastrutture sono già stati resi noti ad Anas in una lettera inviata questa mattina.
«Ciò che stanno per fare Autostrade e Abertis è nel loro pieno diritto e nella loro disponibilità - dice Di Pietro nel corso dell'audizione - ma dobbiamo chiederci, nell'interesse pubblico, se e fino a che punto dobbiamo tenere questa convenzione così come è, oppure rinegoziarla in tempo utile». L’interesse pubblico, secondo il ministro Di Pietro, non può essere subordinato agli interessi privati. Di qui la necessità di riscrivere la convenzione fra Anas e Autostrade, «in modo che chi compra sa cosa porta via: non solo onori, ma anche oneri e obblighi». Il ministro chiede «che prima di fare qualsiasi cosa si arrivi a scrivere una nuova convenzione che tenga conto dei rilievi mossi da Anas e dall'Autorità per i lavori pubblici».
La nuova convenzione dovrà, dunque, secondo Di Pietro, indicare diritti, doveri e obblighi, ma anche regole sul conflitto di interessi, in merito alla presenza della società di costruzioni Acs nell'azionariato stabile post fusione. «La ratio - spiega Di Pietro - è indicata nel decreto 16 maggio 1997: prevede espressamente che del pacchetto stabile dell'azionariato non possano far parte società di costruzione. È una norma di garanzia valida sempre, non solo per i primi 3 mesi. Altrimenti è una previsione illogica». Un atto aggiuntivo alla convenzione, dunque, deve chiarire che «il nucleo stabile non deve avere società di costruzione». Secondo il ministro basta rileggersi le carte e vedere quello che Governo e Camere avevano posto come condizione di garanzia. «Dopo la fusione la spagnola Acs acquisirà il 12%, cosa che noi contestiamo per motivi di legittimità, opportunità e per motivi finanziari».
Nella convenzione vanno anche inserite garanzie sull’impegno delle risorse adeguate per l’adempimento degli obblighi derivanti dall'accordo. «Oggi - sottolinea il ministro Di Pietro - Autostrade ha risorse (indicate dal ministro in 2 miliardi di euro) con cui fa finanza pra, non capiamo perché con quelle risorse non possiamo farla noi finanza pura».