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Genova - L'architetto Casamonti: è un'occasione come quella del Porto Antico...
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Genova - L'architetto Casamonti: è un'occasione come quella del Porto Antico Nel cimitero del 'mostro' l'idea della Potsdamer Platz

Il Mostro è morto, e la ruspa se lo rosicchia un pezzetto alla volta. Sotto un cielo azzurro di tramontana, della vecchia vita di AFO4, la cattedrale di ferro scuro che era l'altoforno numero 4 delle Acciaierie di Cornigliano, restano solo un po' di rumori - il treno che passa sul viadotto, le lamiere che stridono - e qualche zaffata di carbone e di ruggine che il vento spande su questo piazzale infinito dove c'erano le cataste nere di fossile. E dove sotto i nastri trasportatori della cokeria fermi per sempre ci sono cataste di vecchi mattoni refrattari, e anche qualche sacchetto con il marchio della Sanac, altro pezzo di un'industria sparita.

fonte: La Repubblica

Il Mostro è morto, e la ruspa se lo rosicchia un pezzetto alla volta. Sotto un cielo azzurro di tramontana, della vecchia vita di AFO4, la cattedrale di ferro scuro che era l'altoforno numero 4 delle Acciaierie di Cornigliano, restano solo un po' di rumori - il treno che passa sul viadotto, le lamiere che stridono - e qualche zaffata di carbone e di ruggine che il vento spande su questo piazzale infinito dove c'erano le cataste nere di fossile. E dove sotto i nastri trasportatori della cokeria fermi per sempre ci sono cataste di vecchi mattoni refrattari, e anche qualche sacchetto con il marchio della Sanac, altro pezzo di un'industria sparita. Ma non ci sono più i fumi incubo del quartiere e il fuoco della colata; e sicuramente ben altro era il clangore da ascoltare proprio qui, fino a qualche mese fa. Via il carbone, muto l'altoforno, giù per terra i primi cumuli di quei 200 mila metri cubi di detriti - lamiere escluse - che la siderurgia a caldo lascerà dietro di sé: e domani? Il ritorno al futuro è tutto da decidere. «La cosa migliore da fare sarebbe dargli un ruolo urbano e sovraurbano, qualcosa che vada al di là del quartiere, ma possibilmente anche della città, come ha fatto il Porto Antico con l'Acquario», osserva Marco Casamonti, l'architetto che, vinto il concorso di idee per la sistemazione dell'area, ora è impegnato nel delineare il master plan su cui, davvero, costruire il post-acciaio. Sì, il parallelo è proprio quello con il Porto Antico, conferma Claudio Burlando, presidente della Regione: «Due realtà che sono state, in epoche diverse, tanto invadenti per la città quanto sconosciute», dice, seduto a fianco del sindaco Perìcu, del presidente della Provincia Repetto, dell'assessore alla Cultura Borzani nella ex Officina Savoia, diventata non casuale luogo della presentazione del programma di eventi e spettacoli con cui l'area si apre ai residenti di Cornigliano e a chiunque voglia scoprirla. Ritorno al futuro, appunto: conoscere aree tanto temute, e ora metterci dentro le idee. Attenti, precisa Repetto, questa non è, non sarà Bagnoli il cui destino è ancora incerto anche di fronte a stanziamenti trenta volte più grandi; anche perché, sottolinea il sindaco, questa è la prima area dismessa in Italia per una scelta politica e per necessità ambientali, non per la crisi di un'industria; la dismissione non ha reso precaria l'occupazione, vivibilità e lavoro possono andare insieme. Saranno i gasometri immensi a segnare la testimonianza del passato e, insieme, a segnare un futuro, magari ospitando studi cinematografici e televisivi? Di sicuro, se resterà un simulacro non potrà essere più alto di trenta metri (ora l'altezza è di 60 e 90 metri), per ragioni di sicurezza e per non rendere eterno l'incubo di chi ci vive da cinquant'anni, sotto quei pentoloni dal margine a scacchi biancorossi. Sì, l'idea degli studi c'è, ma dovrebbero essere ospitati nell'officina manutenzione locomotori, la più vicina al cancello d'ingresso di via Muratori. Il fatto è che le idee di utilizzo e di rilancio non possono riguardare solo i 60 mila metri quadri già consegnati alla Società per Cornigliano, dice Casamonti, concordando con Burlando e con il direttore della Spa Enrico da Molo: bisogna includere la Villa Bombrini che è di proprietà Fintecna, la rimessa Amt, ma anche la Villa Serra ex sede del Comune in via Cornigliano e, alle spalle, l'area verde di Valletta Rio San Pietro, recuperata ma poco o male sfruttata. Servizi al quartiere sì, certo, ma recupero del ponente partendo da un'area grande e versatile: con la gente che dica la sua. Potrà farlo seguendo giorno dopo giorno i progetti e i lavori, non sbirciando da dietro le griglie del cantiere, ma frequentando regolarmente l'infopoint che sarà allestito nella palazzina dell'infermeria, destinata a passare alla Spa per Cornigliano il 23 giugno, nell'ultimo pacchetto di consegne previsto. Ci sarà un grande plastico, con realtà e progetti trasformati in piastrelle da 40 centimetri di lato: se verranno idee nuove, ogni piastrella si potrà sostituire, per completare il puzzle. Si cammina sulla polvere di carbone che copre ancora tutta questa terra di nessuno sul cui sfondo si abbassano gli aerei, in quella manovra di discesa che per anni ha immerso nei fumi dell'acciaio gli ultimi istanti di ogni volo, prima di toccar terra al 'Colombo'. A Casamonti piace pensare che questo spazio, ora una lavagna tutta da scrivere, sia come la Potsdamer Platz di Berlino, da farcire con nostalgia del passato e sguardo al futuro. Intanto i tubi della cokeria sembrano un gigantesco artiglio pronto a dilaniare le torrette ormai male in arnese: tre anni per la bonifica e le peggiori sorprese in tema di veleni sepolti potrebbero arrivare proprio da questa zona, destinata a diventare distripark portuale, e nel periodo di interregno ad ospitare sia una parte dei container di Erzelli che, a quanto pare, a fare da canale di smistamento dei camion con lo smarino delle ipotetiche grandi opere, dal terzo valico alla gronda. Tre anni per abbattere, scavare, portar via lamiere e detriti. Almeno altri due perché ci sia un futuro fatto di persone e cose e non solo di promesse.
 
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