Porta una firma illustre la «nuova» Piazza Guidi di Vinci, la città di Leonardo, il nome di uno dei maggiori protagonisti della Transavanguardia, Mimmo Paladino. Che ha appena portato a compimento «un suggestivo intervento di riconfigurazione urbana» destinato ad inserirsi nel più ampio progetto di ampliamento del Museo Leonardiano
Di Stefano Bucci
fonte: Corriere della sera
Porta una firma illustre la «nuova» Piazza Guidi di Vinci, la città di Leonardo, il nome di uno dei maggiori protagonisti della Transavanguardia, Mimmo Paladino. Che ha appena portato a compimento «un suggestivo intervento di riconfigurazione urbana» destinato ad inserirsi nel più ampio progetto di ampliamento del Museo Leonardiano. E così la piazza, completamente pedonale, si presenta ora come «un reticolo di geometrie scomposte e ricomposte su vari piani intorno ad una vasca dominata da una stella tridimensionale», con sedute basse in pietra, e non vere panchine, collocate intorno alla fontana e destinate alla sosta.
L'opera di Paladino è scaturita da un concorso «di idee» a cui hanno partecipato (oltre al vincitore) alcuni tra i maggiori protagonisti dell'arte contemporanea: da Ilya Kabakov ad Anish Kapoor, da Joseph Kosuth a Jannis Kounellis. Proprio a questi loro progetti è dedicata la mostra Una piazza per Leonardo. Cinque progetti per il nuovo ingresso del Museo Leonardiano in programma a Vinci dal 15 giugno al 14 settembre (Catalogo Skira). L'intero progetto è stato «portato a termine» dal Comune di Vinci con l'Associazione Arte Continua e con il co-finanziamento della Comunità Europea.
La piazza, che finora appariva come uno spazio vuoto, si è così trasformata in una «realtà da vivere», intimamente collegata al museo, grazie ad un percorso lastricato «che si apre un paesaggio collinare celebre poiché sfuma verso i monti pisani ripresi da Leonardo nel Codice di Madrid» e che permette anche «di apprezzare uno scorcio disegnato nell'Ottocento da Telemaco Signorini». Con la Piazza di Vinci, Paladino (in collaborazione con l'architetto Nicola Fiorillo e con le luci curate da Filippo Cannata) ha spiegato di «aver voluto sviluppare una visione totale che considera il concetto di architettura come espressione ed espansione del linguaggio artistico».